LE ORIGINI
Anche se il Collio era abitato già in epoca preistorica e si
ha notizia di insediamenti romani, il nome di San Floriano appare per la prima
volta solamente nel 1170, nel "Chartarium Monasterii aquileiensis". In questo
documento vennero annotati contratti di vendita di case, terreni e vigneti tra
la badessa Irmilint del Monastero di S. Maria di Aquileia e gli abitanti di San
Floriano.
In realtà il nome di San Floriano risale ad un periodo compreso tra
il VII ed il XII secolo, quando il culto di questo santo si affermò con
l'occupazione del territorio da parte dei longobardi, infatti è noto che
Floriano fu legionario dell'esercito romano imperiale e patì il martirio a
Laureacum.
La tradizione del Santo militare ha esercitato un particolare
fascino su quelle antiche popolazioni che conservavano ancora il culto delle
forze della natura, come dimostrano i ritrovamenti di epoca longobarda nei quali
il sole e l'acqua sono sempre raffigurati. San Floriano, infatti, viene sempre
raffigurato in abiti militari nell'atto di gettare un secchio d'acqua su un
castello in fiamme, da qui il motivo per cui è stato nominato protettore delle
opere fortificate dagli incendi.
LE GUERRE GRADISCANE
La Serenissima Repubblica di Venezia e l’Arciducato di Vienna, che condividevano in Friuli i loro confini, a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo ebbero oltre cento anni di dispute e piccole guerre soprattutto per il predominio navale sull’Adriatico.
Infatti i Veneziani, che da secoli usavano l’Adriatico per i
loro traffici, si scoprirono minacciati dagli Uscocchi che, migrati dalle
pianure balcaniche, si erano insediati sulle coste del Quarnaro. Da queste
terre, con il sostegno della Casa d’Austria, si erano dati alla pirateria in
mare ed alla razzia nei villaggi dell’Istria e delle Dalmazia, allora possessi
di San Marco.
Verso la fine del 1615 il Provveditore Veneto, rompendo gli
indugi, intervenne massicciamente nella pianura dell’Isonzo, tentando la
conquista della fortezza di Gradisca, che rappresentava l’ultimo baluardo
Asburgico in terra isontina.
Nel tentativo di accerchiare la fortificazione
gradiscana, nell’aprile del 1616 i veneziani diedero l’assalto a San Floriano
"passando la milizia che vi si trovava e tutti gli abitanti senza distinzione di
età e di sesso, a fil di spada". come scrive Morelli nella sua "Historia
della contea di Gorizia".
Nel giugno 1617 i veneziani fecero una nuova
sortita verso San Floriano, ma questa volta "Ordinò adunque tosto il
Giustiniano, che costoro andassero ad occupare, come impresa facile, San
Floriano Castel murato assai ricco, e di buoni borghi, che da ogni parte lo
circondano; il quale ancora non era stato depredato, … Preso San Floreano no se
abbandonò, come altre volte si era fatto; ma si tenne e si fortificò." così
il Moisesso nella sua "Historia della ultima guerra in Friuli" . E ancora "Fu
il bottino fatto dalle genti del Gualdo in San Floreano, rispetto alla qualità
de gl'habitanti assai ricco di panni lini, di carnaggi e di più di trecento
carri di vino e squisitissimo, oltre al rimanersi prigione il Prete con alcuni
altri di quel luogo di qualche stima".
San Floriano, occupato dai
veneziani rappresentò per lungo tempo l'avamposto di una linea di fortificazioni
il cui caposaldo era Palmanova: il suo compito era di proteggere il confine
orientale della Serenissima, fino al 1623, quando ritornò agli arciducali ed ai
suoi legittimi proprietari.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il 24 maggio 1915 l'Italia entrava in guerra contro
l'Austria-Ungheria, le truppe italiane avanzarono in breve tempo fino alle
soglie di Gorizia, occupando alcune postazioni, fra cui San Floriano, dove nel
Castello era stata sistemata la sede del Comando del III Gruppo del XXVI
Reggimento di Artiglieria, che aveva le batterie dislocate nei pressi.
Nel
luglio del 1915 un proiettile austriaco da 305 colpiva in pieno il Castello,
uccidendo diversi militari.
Gli austroungarici nel frattempo si erano attestati sulla linea
Sabotino-Oslavia- Podgora, realizzando una difesa prodigiosa, che mise per lungo
tempo in serio pericolo le truppe italiane.
Nei primi giorni dell’agosto
1916, gli italiani sferrarono l’attacco decisivo per la conquista del Monte
Sabotino, sfondando le linee nemiche.
Dal 1990 una lapide posta sulla
facciata del Castello, voluta dal Ministero della Difesa, ricorda la battaglia
vittoriosa.
Al termine della Grande Guerra il Castello presentava danni
irreparabili, nella torre di guardia era rimasto intatto il grande caminetto
accanto al quale si scaldavano nelle lunghe notti d'inverno gli armigeri che
controllavano l'ingresso della porta nord.
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